Dire che qualcosa è”fatto a mano”corre, scusate la schiettezza, il rischio di risultare inutile e, alla fine del gioco, piuttosto ridondante. Non tutti i giochi, in fondo, sono fatti a mano? E anche il suo affiatato fratello di un descrittore,”dipinto a mano”, rischia di perdere la maggior parte del suo splendore previsto quando l’alternativa sarebbe cosa esattamente:”programmato”? Forme e figure semplicemente il risultato di ritocchi matematici e computazionali. Il punto è: come comprensibilmente lo sviluppatore focale Wishfully Studios vuole essere con il proprio marchio di puzzle-platform-con un bambino nel cuore e un mondo grandioso e ambivalente in cui farsi strada-e sebbene tutt’altro che sbagliato, per dire un termine del genere è stato abusato in questo angolo dei giochi, lo direi alla leggera.
Stile artistico ed estetica, non ultimo quello che mira a replicare l’applicazione fisica di materiali come la vernice o i tessuti, come se fossero sparsi qualche ipotetica tela-sono naturalmente importanti. Un’area facile da attrarre, ancora più difficile da convincere che ciò che il gioco sta facendo vale qualcosa di più di un solenne accordo che… sì, ha davvero un bell’aspetto. Bello, ma nient’altro. Quindi, a merito di Planet of Lana, l’uso di”dipinto a mano”tra le sue caratteristiche sembra tutt’altro che ingiustificato. Arrivando al punto di dire che è proprio a causa delle immagini, in combinazione con il modo in cui lega insieme una tale estetica, che aiuta lo sforzo di Wishfully a risaltare più del suo contenuto altrimenti e una sequenza un po’stereotipata di calci piazzati implica.
Chiamalo la grazia salvifica del gioco, o forse solo un fortunato contrasto a una narrazione altrimenti indecisa da quattro a cinque ore. Uno che non è sicuro se investire di più nei personaggi con cui il gioco desidera ardentemente che tu entri in empatia o nella sua costruzione del mondo che (come tanti altri giochi precedenti) punta sul suo fascino come desiderio di interpretare e/o stipulare come uno ritiene opportuno. Ma come sfortunatamente il pianeta di Lana non impegnato si sente occasionalmente-solo quella spinta in più avrebbe potuto elevare la relazione tra Lana e il suo compagno felino ultraterreno Mui ad essere davvero qualcosa da evidenziare-ciò che lo salva è la sua direzione generale. E non solo dal punto di vista artistico, ma anche musicale. Facilmente una delle decisioni più sagge del progetto nel reclutare il compositore Takeshi Furukawa (famoso per The Last Guardian) per la colonna sonora di Lana, ripaga superbamente. Concluso con un tema finale così appropriato, Wishfully ha l’onore di creare un gioco di cui ho riprodotto immediatamente la sequenza dei titoli di coda per riprodurlo una seconda volta.
Ma per quanto riguarda il gameplay alla base di tutto questo, i fondamenti rimangono relativamente invariati dalle ampie iterazioni e dagli sforzi che senza dubbio hai sperimentato o almeno sentito parlare di fluttuare sulla scena indipendente. Controllando Lana, hai il compito di superare una serie di segmenti platform basati su enigmi che includono tutti i normali sospetti fino all’interattività: oggetti su cui muoversi e arrampicarsi, varchi da superare con un balzo coraggioso, nemici da evitare e a volte esca per compiere azioni specifiche. E poiché l’insistente Planet of Lana continua a ricordarti quale pulsante attivare attorno a un determinato oggetto o segnale ambientale, questo è quanto il gioco per fortuna arriva quando si tratta di dirti dove e come si può trovare la soluzione. La parte fondamentale di questo risiede nel sistema”duale”di gestione della sopravvivenza di entrambi i suoi personaggi: Lana e Mui. Due personaggi che fungono da una sorta di yin e yang in cui le capacità e le carenze di uno sono bilanciate dall’altro. Per prima cosa, Lana sta perfettamente bene con il nuoto in acqua-Mui no. Al contrario, più avanti nel racconto, Mui può manipolare determinate creature per muoversi e persino influenzare la disposizione dell’ambiente: Lana deve quindi attraversare questi ambienti modificati per progredire ulteriormente.
È abbastanza semplice caso di trovare la giusta sequenza di interazioni in combinazione con questo marchio di soliti tropi di platform di mettersi in potenziale pericolo nella ricerca del successo. A volte questo fa sì che un nemico scorga un personaggio in modo che l’altro possa muoversi senza essere scoperto. A volte porta un personaggio su un particolare oggetto con cui solo loro possono interagire. Gli enigmi non sono né nuovi né complessi in questo sottogenere, ma fanno un lavoro sufficiente nell’enfatizzare i pro e i contro di entrambi i personaggi per far almeno sentire Planet of Lana tutt’altro che un altro pallido imitatore in un mare già profondo di pallidi imitatori. Ma quel successo ha meno a che fare con le sue orchestrazioni di enigmi, ma più con il tono generale di Planet of Lana e la sua intenzione di staccarsi dalla dipendenza similmente consolidata da un ambiente opprimente o da altri sentimenti di debolezza. Scegliere invece di essere uno il cui mondo è più vibrante, invitante e, come tale, un po’più curioso di sapere esattamente dove ci portano inevitabilmente i suoi dettagli più narrativi.
Dico un tocco però, perché come notato , Planet of Lana non si attiene del tutto all’atterraggio-né all’atterraggio-impegnandosi completamente nell’idea di una narrazione con qualche rivelazione drammatica che influisca sui suoi personaggi. Il gioco si avvicina di più a questo, arrivando sotto forma del suo”incontro finale”, anche se l’esecuzione si trova a cavallo del confine tra grandioso e semplicemente ridicolo. Ma per quanto notevoli possano essere alcuni dei luoghi e delle ambientazioni della seconda metà-uno dei quali è il punto che molti sospetteranno [erroneamente] è il punto in cui la narrazione inizia a diventare più sostanziale nella costruzione del mondo-invece si esaurisce. Relegato invece a meri collezionabili opzionali e deduzioni volontarie su un retroscena che non evoca lo stesso modo di investimento fornito dai suoi due personaggi principali.
Lo stesso non si può dire per la grafica e a il rischio di suonare come un disco rotto: è quella dedizione alla sua estetica e al modo in cui le immagini appaiono sullo schermo che fa miracoli in Planet of Lana. Un gioco che richiama molto l’uso del termine espressionismo per descrivere le qualità pittoriche del suo mondo. Uno che si estende anche a quello dell’uso molto specifico del colore. Sezioni che limitano volutamente le tonalità a quelle dei verdi e delle terrene sfumature di blu. E mentre la transizione tra le regioni non è sempre la più fluida, lo spostamento dei colori arriva proprio nei momenti giusti per evitare che il gioco sembri troppo monotono nella sua presentazione. Il contrasto della trama pittorica del mondo di gioco con l’abbigliamento monocromatico, geometrico e cel-shading della sua fazione robotica e antagonista, è solo un altro esempio di come Wishfully riesce a farcela. Anche se il gioco corre il rischio alcune volte di sentirsi troppo indulgente con le sue tendenze cinematografiche. Sezioni la cui grafica può essere ambiziosa, ma il cui gameplay richiede poco più che tenere la levetta analogica fino a quando il gioco non ritiene che sia il momento di andare avanti.
Commenti di chiusura:
Lontano dall’interpretazione più inventiva o unica della formula puzzle-platform, Planet of Lana mitiga il suo gameplay relativamente sicuro con uno stile visivo sorprendente e un uso sorprendentemente avvincente della musica a fianco. In un genere così abituato a sentimenti di impotenza, ostilità e orrore, Planet of Lana offre un’alternativa rinfrescante in un mercato già affollato. E sebbene il gioco non sia del tutto ostile alla nozione di pericolo e scoperta, è una breve avventura con una sfida sufficiente che trova ancora modi per coinvolgere e impressionare. Lontano dalla scala dell’odissea che il suo slogan implica, ciò che gli manca in un pugno nello stomaco emotivo o in una profondità narrativa soddisfacente, Planet of Lana alla fine vince attraverso il potere grezzo della direzione artistica. Una direzione che, se non altro, assicura un viaggio così breve attraverso un mondo alieno, rimane accattivante.