A seguito della notizia che Activision Blizzard è stata citato in giudizio dallo stato della California per sessismo, molestie e ambiente di lavoro tossico, sono emersi numerosi incidenti orribili che mostrano sessismo e misoginia profondamente radicati nell’azienda.
Un nuovo rapporto di Vice (tramite Kotaku) rivela che nel 2015, Activision Blizzard ha partecipato alla conferenza sulla sicurezza di Black Hat USA in cui aveva uno stand di reclutamento. Lo stand è stato avvicinato da un’hacker donna che all’epoca era una ricercatrice senior di vulnerabilità e, invece di discutere di potenziali opportunità con lei, lo staff di Activision Blizzard ha fatto commenti osceni e osceni nei suoi confronti.
Il ricercatore in è stata posta la domanda se si era persa, se aveva un fidanzato, se sapeva cosa stava facendo lì, se sapeva cosa fosse il test di penetrazione e con quale frequenza veniva penetrata, tra le altre cose.
Quindi , nel 2017, Activision Blizzard ha contattato la società di sicurezza informatica Sagitta HPC (ora nota come Terahash) per un potenziale accordo commerciale. Un problema: la suddetta donna era il direttore operativo dell’azienda e ricordava lo scambio del 2015.
Il fondatore e CEO di Terahash è stato informato dell’incidente, che in seguito ha rifiutato di lavorare con Activision Blizzard fino a quando non è stato concordato a condizioni come il pagamento di una tassa sulla misoginia del 50%, che verrebbe donata a società dedicate al sostegno delle donne nell’IT. Ad Activision Blizzard è stata anche offerta la possibilità di scrivere scuse formali al COO per come il suo staff l’ha trattata. Inutile dire che l’accordo non è mai avvenuto.
Stranamente, Terahash ha pubblicato una copia dell’e-mail su Twitter nel 2017, ma non ha mai rivelato che Activision Blizzard era il cliente in questione. Tuttavia, sembra che i dipendenti di Activision Blizzard si siano ricordati dell’accaduto e di recente abbiano condiviso l’incidente in modo anonimo con Vice, a seguito del quale Terahash ha riconosciuto pubblicamente che Activision Blizzard era il suo potenziale cliente in questo caso.
Non lo farò. nome e vergogna, ma”Don’t Be a Dick”è applicabile a livello globale. Ci sono ripercussioni. #womenintech #InternationalWomensDay pic.twitter.com/Wcds3a2bnA
— Jeremi M. Gosney (@jmgosney) 9 marzo 2017
Vale la pena notare che le autorità hanno condotto un’indagine di due anni prima di intentare la causa contro Activision Blizzard, quindi le storie condivise ora non sono incidenti una tantum e certamente non senza merito.
Spero che sia fatta giustizia..